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Ariane et Barbe-Bleue

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La potenza drammatica e la bellezza sonora fanno di Ariane et Barbe-Bleue, andata in scena per la prima volta all’Opéra-comique il 10 maggio 1907, una delle più importanti opere liriche francesi. Questo capolavoro, composto tra il 1899 e il 1906, si annovera tra le realizzazioni post-wagneriane, ossia, per quanto riguarda la Francia, Fervaal di d’Indy (1897), Pelléas et Mélisande di Debussy (1902), Le Roi Arthus di Chausson (1903), Pénélope di Fauré (1913). Composta su un libretto creato da Maurice Maeterlinck per la sua compagna, la cantante Georgette Leblanc, Ariane et Barbe-Bleue offre una versione misteriosa, in qualche modo più oscura, del celebre racconto: in altre parole, una versione “simbolista”. Come in Pelléas, si notano in Dukas la scala a toni interi e i motivi conduttori. Ma il confronto finisce qui, in quanto la musica di Ariane è meno rivoluzionaria di quella di Debussy; l’opulenza della sua scrittura appartiene ancora al post-romanticismo. Nonostante il suo successo, Ariane et Barbe-Bleue fu soprattutto un’opera per intenditori (Schönberg, Berg e Messiaen, per esempio, ne furono affascinati), che conobbe un ritorno d’interesse all’inizio del XXI secolo. La scena delle pietre preziose nel primo atto è rimasta famosa per il suo splendore orchestrale e per la ripetuta comparsa dell’enigmatica «Chanson des filles d’Orlemonde». L’apertura delle sei porte da parte di Ariane, ancora nel primo atto, è resa dello sviluppo del tema in sei diverse tonalità. Il secondo atto contiene un lungo, magnifico crescendo, fino alla sfolgorante irruzione della luce sulla scena, mentre il terzo atto si presenta come una ricapitolazione variata del primo.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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