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Cinq Mélodies de Venise op. 58

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1. Mandoline – 2. En sourdine – 3. Green – 4. À Clymène – 5. C’est l’extase

Fauré compose Mandoline nel giugno 1891, durante un incantevole soggiorno nel palazzo veneziano di Winnaretta Singer (futura principessa di Polignac). Completò il suo ciclo verlainiano a Parigi e a Chatou, aggiungendovi altre due poesie tratte dalle Fêtes galantes (En sourdine e À Clymène) e due Romances sans paroles (Green e C’est l’extase) e lo dedicò a Madame Singer, nella cui dimora il ciclo venne eseguito per la prima volta, il 6 gennaio 1892, dal tenore Maurice Bagès, con il compositore al pianoforte. Fu ancora Bagès a eseguire per primo in pubblico le Cinq Mélodies de Venise, il 2 aprile dello stesso anno, nel corso di un concerto della Société nationale de musique. Fauré le aveva concepite “alla maniera di una Suite, come una storia”, la cui ossatura è costituita da un motivo unificatore soggetto a una serie di sottili varianti; egli sottolinea, in particolare, la coerenza tra En sourdine, Green e C’est l’extase. Del resto, è da notare l’uso di arpeggi legati nell’accompagnamento dei brani ai numeri pari, e un’articolazione staccata nei numeri dispari. Mentre Mandoline evoca – con una punta d’ironia – un personaggio di Watteau che canta una serenata, nelle altre mélodies il poeta dà sfogo ai propri sentimenti, che sfumano i riverberi dell’armonia e i motivi al pianoforte (accordi simili a battiti del cuore in Green, l’oscillazione di una barcarola in À Clymène, ansanti controtempi in C’est l’extase). “Soprattutto, cantatela per voi sola. Ho poca voglia di cullare le fantasticherie altrui con accenti che sono solo miei!”: il consiglio di Fauré a Marguerite Baugnies a proposito di Green vale per l’intero ciclo, posto sotto il segno dell’intimità.

Focus

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data di pubblicazione : 25/09/23



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