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Danse des sylphes S. 475

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Il Faust di Goethe fu all’origine di un affascinante dialogo compositivo tra Liszt e Berlioz. Il musicista francese iniziò le proprie Huit Scènes de Faust nel 1828, allorquando era appena stata pubblicata la traduzione di Nerval. Ne riprese il materiale ne La Damnation de Faust, “leggenda drammatica” dedicata a Liszt, la cui prima rappresentazione a Parigi il 6 dicembre 1846 si rivelò un insuccesso. Berlioz Introdusse peraltro qualche eco del dramma goethiano nel finale della Symphonie fantastique. Il 4 dicembre 1830, alla vigilia della prima esecuzione della partitura, Liszt incontrò Berlioz, di cui divenne un fervido sostenitore. Nel 1852 organizzò a Weimar una “settimana Berlioz”, durante la quale programmò alcuni estratti de La Damnation de Faust. E fu al compositore francese che dedicò la propria Faust-Symphonie (1854-1857, riveduta nel 1861). Nella seconda parte de La Damnation Faust chiede a Mefistofele di allontanarlo dalla triviale taverna di Auerbach. Trasportato sulle rive dell’Elba, viene addormentato dal compagno. Un coro di silfi e di gnomi accompagna il suo sogno, in cui gli appare per la prima volta Marguerite. Il sogno prosegue, cullato dal “Balletto dei silfi” d’immateriale orchestrazione. Nel 1860 Liszt adatta questo episodio per il pianoforte, ribattezzandolo per l’occasione Danse des sylphes. Non tenta una “parafrasi” o una “fantasia”. Come per la Symphonie fantastique che aveva trascritto nel 1833, si mantiene fedele alla partitura originale, aggiungendo solo un’introduzione, un postludio e la ripetizione di una sezione allo scopo di prolungare l’etereo valzer.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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