Dimitri

Quarta delle sette opere liriche di Joncières, Dimitri sarà la sola a riscuotere un vero successo, tanto è vero che fu pure ripresa all’Opéra-Comique nel 1890. Rappresentata per la prima volta alla Gaité lyrique il 5 maggio 1876, si basa su un dramma incompiuto di Schiller, Demetrius. Il libretto, in cinque atti e sette quadri, è di Henri de Bornier e Armand Silvestre. L’opera mette in scena Dimitri, figlio putativo dello zar Ivan il Terribile. Su richiesta della principessa Vanda, che ama Dimitri, il conte di Lusazia lo aiuta a prendere il posto del successore di Ivan, Boris Godunov. Ma Dimitri ama Marina. Il conte di Lusazia complotterà infine per far assassinare Dimitri, dopo avere  dichiarato che questi in realtà non è figlio di Ivan. Alla prima, l’allestimento di Albert Vizentini suscitò l’entusiasmo del pubblico, anche se la stampa formulò alcune riserve. Il libretto fu giudicato poco adatto alla scena, in quanto conteneva episodi inutili e recitativi troppo lunghi. Alcune influenze musicali si lasciano indovinare fin troppo facilmente: quella di Wagner, frequente in Joncières, si abbina a quella della musica italiana (nel finale del secondo atto, per esempio). Il critico Arthur Pougin parlerà di un’opera riuscita, ma priva di idee personali. In realtà, Joncières ha prodotto una partitura ricca, solida, brillantemente orchestrata, il cui interesse cresce insieme a quello della situazione drammatica. È da sottolineare la bellezza delle arie «Pâles étoiles» (Marina) e «Moscou! Voici la ville sainte» (Dimitri), del recitativo «Voilà quinze ans…» (conte di Lusazia), della romanza «Si Dieu, Marpha» (Dimitri) e della marcia dell’incoronazione. L’orchestrazione è magistrale, e già la sola ouverture, pern le sue dimensioni, dà un’idea delle ambizioni quasi pre-cinematografiche di Joncières. Occorre forse ricordare che egli scrisse anche un Lancelot, un Sardanapale e Le Dernier Jour de Pompéi?