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Études pour piano : « Pour les arpèges composés »

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Pur consumato dalla malattia, Debussy riesce ancora ad approfondire il proprio stile, come dimostrano magistralmente i dodici Études pour piano, divisi in due quaderni di sei pezzi ciascuno. Composti nell’agosto-settembre del 1915 ed eseguiti per la prima volta il 14 dicembre 1916 da Walter Rummel, questi brani visionari si ispirano agli Études di Chopin, alla cui memoria sono dedicati. Debussy esplora territori sonori ancora nuovi, in particolare per quanto riguarda l’armonia, e naturalmente anche la scrittura pianistica. Nel corso di tutto il Novecento, numerosi compositori si richiameranno esplicitamente allo stile essenziale e «minerale» degli Études, la cui innegabile componente astratta li allontana dalle passate voluttà de La Mer o dei Préludes. Ognuno di questi brani esplora un intervallo o una tecnica pianistica – e tale vincolo ha sicuramente a che fare con la forza innovatrice della scrittura. In questo senso, gli Études di Debussy, frutto di un gioco dello spirito, sono studi tanto di composizione quanto d’esecuzione. «Pour les arpèges composés» è l’undicesimo brano, ovvero il quinto del secondo volume. In esergo alla partitura, Debussy specifica: «Dolce e lusingando». Il brano è tripartito, ma ricco di fratture e di sorprese. La sezione centrale, in cui appaiono i termini «Lumineux», «Giocoso» e «Scherzandare», a paragone della sezione che la precede e di quella che la segue appare maliziosa e sbarazzina. Il brano è uno dei pochi di questo ciclo a presentare effetti impressionisti di luccichio, che a tratti ricordano i Reflets dans l’eau o i Jardins sous la pluie. Il riferimento non è casuale: l’arpeggio è il mezzo più usato per rievocare musicalmente l’acqua.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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