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Hercule au jardin des Hespérides

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“Non potrei non parlare bene di un poema sinfonico di Monsieur Henri Busser, Hercule au jardin des Hespérides. Le due frasi melodiche destinate a rappresentare le Esperidi ed Ercole non sono capolavori d’inventiva; la prima soddisfa solo a metà perché uno dei suoi membri si ripete con una sola nota aggiunta; l’altra richiama troppo l’inizio del concerto per pianoforte di Grieg; tuttavia l’assieme denota un serio sforzo estetico, la strumentazione ha colore, la fattura è chiara e logica. L’autore è sulla giusta strada.” Questo breve passo della cronaca di Amédée Boutarel per il giornale «Le Ménestrel» (22 novembre 1903) di un Concert Lamoureux prova che l’opera del giovane Busser, ascoltata nei grandi appuntamenti parigini poco dopo la composizione, fu relativamente apprezzata dalla critica dell’epoca. Dedicato a Émile Paladilhe, Hercule au jardin des Hespérides (op. 18) risale al 1900. L’autore ne fece quasi subito una trascrizione per pianoforte a quattro mani (edita da Henry Lemoine), probabilmente per dare maggior risonanza all’opera e per ricavarne qualche beneficio economico (questa riduzione fu pubblicata nella stessa collana del suo primo brano sinfonico, À la villa Médicis). Il poema sinfonico evoca l’undicesima delle fatiche compiute da Ercole: la ricerca delle mele d’oro del giardino delle Esperidi. Un viaggio che gli fa percorrere più volte il mondo (da Oriente a Occidente), fino a incontrare il titano Atlante. Questi gli propone di portargli i frutti d’oro, se in cambio Ercole accetta di reggere il suo fardello: sostenere la volta celeste.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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