Melodie persiane op. 26
La Brise – La Splendeur vide – La Solitaire – Sabre en main – Au cimetière – Tournoiement
Il Poème d’avril (1866) e poi il Poème du souvenir (1868) di Massenet avevano fornito l’esempio di un’appropriazione del modello dei cicli liederistici che si erano sviluppati al di là del Reno a partire da An die ferne Geliebte di Beethoven. Pronto a ogni innovazione, sedotto dal tono della prefazione delle Nuits persanes di Armand Renaud (1836-1895) – «Niente più scuole, niente più bandiere, niente più gioghi!» –, Saint-Saëns prese da questa cospicua raccolta sei poesie la cui successione ne rivelerebbe la complementarità. Ispirati dalle recenti traduzioni di Attar, Khayyâm o Hafiz, i versi di Renaud sono ora piatti ora contorti, talora francamente scadenti; tuttavia, Saint-Saëns scelse i migliori, la cui espressione diretta si confaceva al flusso rapido da lui prediletto. Non gli si rimprovererà qualche passaggio moresco di fantasia, poiché l’esotismo è una spezia che prepara il palato a gustosi barbarismi armonici, ritmici e melodici. La Brise funge da aperitivo tambureggiante. Più profonda, La Splendeur du vide traduce tale contraddizione con la luce dei vuoti armonici. Ardente e sensuale, con le sue puntate nel registro grave della voce, La Solitaire contraddice la presunta freddezza che veniva attribuita a Saint-Saëns. Sabre en main ha andamenti di marcia – ritmo squadrato e vocalizzi avvincenti –, e la lunga coda pianistica permette al cantante di prepararsi al tranquillo ritmo sostenuto di Au cimetière, in cui la linea vocale procede tra accordi regolari come una fila di cippi funerari. Il folgorante alzarsi in volo del Tournoiement segna la fine del ciclo e della ricerca mistica.
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La mélodie francese
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data di pubblicazione : 25/09/23
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