Mephisto-valzer n. 1 S. 514
Ossessionato dalla figura di Faust, Liszt si ispirò all’opera di Goethe per la sua Faust-Symphonie, e successivamente al dramma di Nikolaus Lenau (1835) per i Due episodi dal Faust di Lenau per orchestra (1856-1861 circa). Il secondo dei due episodi, La danza nella locanda, evoca l’incontro di Faust e Hannchen manipolati da Mefistofele. Liszt l’adattò poi subito al pianoforte per farne il Mephisto-valzer n. 1. Il personaggio diabolico conduce le danze: sin dalle prime battute egli pizzica il suo “violino”, rappresentato da un affollarsi di quinte vuote che creano aspre dissonanze, e trascina gli astanti in un turbine vertiginoso. Un secondo valzer, Un poco meno mosso, espressivo amoroso, accompagna la scena in cui Faust seduce Hannchen. Ma il motivo mefistofelico si affianca presto alla tenera effusione di Faust e infine ne prende il posto (la versione orchestrale sovrappone i due valzer, cosa non possibile al pianoforte). Il canto di un usignolo e un ritorno del motivo amoroso precedono la frenesia del finale: il Maligno trionfa, proprio come in Lenau, per il quale né l’amore né la fede redimono Faust. L’impossibile ricerca esistenziale del Faust di Lenau (scrittore, come Liszt, di origine ungherese) conduce il moderno antieroe, disilluso e malinconico, al suicidio. Il Mephisto-valzer lascia trapelare l’attrazione che esercitava su Liszt questo diavolo tanto più seducente e pericoloso in quanto musicista e virtuoso – e pure zingaro, a giudicare dal suo modo di suonare. Nel 1860, Liszt mise in musica la poesia di Lenau Die drei Zigeuner: i tre zingari del titolo, che potrebbero essere fratelli di Mefistofele, con la loro esistenza vagabonda e la loro visione sprezzante della vita suscitano nel lettore sedentario un sentimento di nostalgia.
Permalink
data di pubblicazione : 25/09/23
Effettuare una ricerca