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La Mort de Thaïs. Parafrasi da concerto sull’opera di Massenet

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Rappresentata per la prima volta il 16 marzo 1894 a Parigi, riproposta in una nuova versione nel 1898, Thaïs si impose effettivamente solo a partire dal 1907, ma sin dal primo momento una scena riscosse un trionfo che in seguito non venne mai meno: la «Meditazione di Thaïs», nel secondo atto, dopo l’incontro tra Thaïs e Athanaël da cui l’eroina esce sconvolta. I sentimenti della bella cortigiana sono espressi dalla melodia estatica e sensuale di un violino solista, senza l’accompagnamento della voce. La «Meditazione» si riascolta più volte nel corso del terzo atto, in particolare quando Athanaël lascia Thaïs pentita, dopo averla affidata al convento di madre Albine, e soprattutto al momento della morte della giovane. Nel 1895 Saint-Saëns ne scrive una parafrasi, condensando l’ultima scena, e la dedica a Louise Massenet, moglie del compositore. La spoglia frase musicale delle suore e l’intervento febbrile e angosciato di Athanaël sono seguiti da un tempestoso interludio sinfonico, cui segue un passo virtuosistico al pianoforte. Dopo un ritorno della salmodia delle monache, la seconda metà della parafrasi si basa sulla «Meditazione». Come Liszt nella sua trascrizione della «Morte di Isotta» di Wagner, Saint-Saëns tralascia le parti vocali (che cantano frammenti della melodia strumentale o intervengono in forma di recitativo) ed elimina anche il grido di dolore di Athanaël, il quale prende consapevolezza troppo tardi del proprio amore per Thaïs. Mentre l’opera termina brutalmente in un clima tragico, lo spartito per pianoforte si conclude invece sulle eteree sonorità di una delle più celebri melodie del teatro lirico.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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