Orientale per pianoforte a quattro mani
La Tombelle dedicò questa Orientale (pubblicata nel 1888) alla pianista Marguerite Allard, che suonava a quattro mani insieme a sua sorella Aline; la si poteva ascoltare soprattutto nel salotto della moglie del compositore. Il suo nome appariva occasionalmente nei giornali, ma la musicista non ambiva a rivaleggiare con i virtuosi del tempo; del resto, l’Orientale non presenta difficoltà tecniche ed è accessibile ai pianisti dilettanti. Se La Tombelle diede titoli esotici a diverse sue partiture (le mélodies Ischia e Le Cavalier mongol, Trois Pièces hispanisantes per pianoforte), l’orientalismo di questo pezzo a quattro mani è discreto. Pedali armonici, una formula melodica dal duplice profilo che stilizza una melopea arabizzante e qualche tocco modale (in particolare per mezzo dell’elisione della nota sensibile) bastano a creare un effetto esotico, senza turbare in alcun modo l’elegante salotto del barone. Inoltre, questi colori non sono forse quelli dell’organista abituato alle scale del canto piano, il quale qualche anno più tardi parteciperà, non a caso, alla creazione della Schola cantorum? A differenza di Félicien David e di Saint-Saëns, La Tombelle ha immaginato queste lontane contrade senza conoscerle. La tematica si nutre della ripetizione, a livelli diversi, di uno schema ritmico di una misura, come una cornice che faccia da supporto all’improvvisazione. La sognante melodia si sviluppa su un dondolio di arpeggi, mentre qualche crescendo introduce un certo rilievo in un clima in cui domina un senso di intimità.
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data di pubblicazione : 25/09/23
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