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La plainte, au loin, du faune

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Nel dicembre 1920 la “Revue musicale” invita dieci compositori a rendere omaggio, in un numero intitolato Tombeau de Debussy, a un musicista divenuto emblema della modernità francese. Anche se tra gli autori prescelti figurano Béla Bartók, Erik Satie, Igor Stravinsky o, ancora, Maurice Ravel, l’opera composta per l’occasione da Paul Dukas – La plainte, au loin, du faune – attira in modo particolare l’attenzione dei commentatori. Émile Vuillermoz scrive per esempio nella sua rubrica su “Le Temps” il 3 dicembre 1920: “L’intento più teneramente rispettoso della raccolta è stato espresso da Paul Dukas. […] Mentre, in gran lontananza, tra il fogliame piange un rintocco funebre, il Fauno debussyano si porta tristemente alle labbra il flauto che gli servì per cantare indimenticabilmente la sua ‘immobile e stanca estasi’. In due delle sue forme più nitide, il tema dolcemente declinato del Prélude viene usato con commovente fervore. […] Tutti i musicisti che hanno amato Debussy non potranno trattenere una viva emozione di fronte al gesto affettuoso di Dukas, che traduce la propria fraterna ammirazione in una così discreta e suadente eloquenza. Questa pagina non fa onore solo al talento dell’autore di Ariane, ci svela anche la rara qualità del suo cuore.” Questo breve pezzo è una delle ultime composizioni dell’autore (assieme a Sonnet, parimenti pubblicato dalla “Revue musicale” per il numero “Tombeau de Ronsard” nel 1924). Eseguito alla Société musicale indépendante il 24 gennaio 1921 dal pianista svizzero Ernst Lévy, nel 1927 conosce un adattamento per flauto e pianoforte firmato da Samazeuilh.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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