Le Portrait de Manon

«Come il pastello di un quadro, ma un pastello eseguito dal pittore in persona» (secondo il biografo Schneider), Le portrait de Manon si presenta come una suite-pastiche del capolavoro di Massenet. Des Grieux ha 40 anni. Perso nei propri pensieri, estrae da un cofanetto un ritratto in miniatura di Manon. Jean, un orfanello sotto la sua protezione, gli esprime il proprio amore per Aurore. Ma Des Grieux rifiuta l’unione, deciso a proteggere Jean dai tormenti d’amore. Trovata la famosa miniatura, Aurore appare a Des Grieux vestita come Manon all’epoca del loro incontro ad Amiens. Profondamente commosso, Des Grieux accetta di unire la giovane coppia e scopre che Aurore è figlia del sergente Lescaut, e nipote di Manon. Sul libretto di Georges Boyer (autore del componimento poetico di Biblis e delle pantomime e scene liriche musicate da Gounod, Thomas e Saint-Saëns), Massenet scrive una musica tenera e piena di grazia, in cui riappaiono diverse frasi di Manon. La composizione è per Massenet «una distrazione squisita», verificandosi poco dopo Thaïs. Ma, sebbene l’opera sia spesso considerata una cosetta senza pretese, la partitura è uniforme dall’inizio alla fine, la scrittura vocale è delle più raffinate e la riapparizione dei temi di Manon è trattata con un’abilità che allieta l’ascoltatore. Concepita inizialmente per i piccoli teatri delle località termali, l’opera è rappresentata per la prima volta all’Opéra-Comique, di certo a mo’ di indennizzo dei torti causati dal ritiro di Thaïs. Ripresa al Théâtre de la Monnaie nello stesso anno, poi in viaggio oltre Atlantico a partire dal 1897, Le portrait de Manon non viene eseguita che una manciata di volte dopo la morte del compositore.