Quartetto per archi in mi bemolle maggiore op. 54
Introduzione : Adagio. Allegro moderato – Preghiera : Andante con variazioni – Scherzo : Allegro – Finale : Allegro non troppo
Nel 1828, grazie a Pierre Baillot, Onslow fa la scoperta degli ultimi quartetti di Beethoven, rimanendone al tempo stesso disorientato e conquistato. Così, egli segue l’impulso a riprendere a scrivere per questo genere, che aveva abbandonato ormai da molti anni, e tra il 1833 e il 1834 compone dodici quartetti (dall’op. 46 all’op. 56) in cui dimostra di avere raggiunto il vertice della propria arte. L’op. 54 (del 1834) rivela la ricerca di una scrittura più densa, in cui si moltiplicano gli scambi tra gli strumenti, mentre la melodia e l’armonia hanno un ruolo dinamico equivalente. Il brano si apre con un’impressionante introduzione lenta, meditazione satura di cromatismo che riecheggerà due volte nel corso dell’Allegro moderato che segue, in cui è dato particolare risalto al violino. Tuttavia, nello sviluppo centrale, inquieto e disseminato di bruschi cambiamenti d’umore, tutti gli strumenti sono impegnati in pari misura. La Preghiera è stata forse influenzata dal Canto di ringraziamento alla divinità del Quartetto op. 132 di Beethoven? Onslow, in genere, non usa inserire riferimenti spirituali nelle sue opere. Il tema della sua preghiera è svolto, in un primo momento, con tranquilla sicurezza; poi il fraseggio viene frantumato da accordi violenti, e questo contrasto ricompare nel corso delle cinque variazioni. Lo Scherzo e il Finale sono caratteristici dell’evoluzione del compositore: i numerosi contrasti, le sorprese ritmiche e armoniche intensificano e drammatizzano il discorso. Nondimeno, Onslow non rimette in discussione l’integrità delle forme tradizionali e non rinuncia alla seduzione sonora. Per lui la musica non è l’ambito di istanze metafisiche, bensì un’animata conversazione tra uomini onesti.
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data di pubblicazione : 25/09/23
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