Quartetto per archi in mi minore op. 16
Sonate. Animé – Sérénade. Vif – Chant funèbre. Largement, sans lenteur – Danses. Vif, populaire
Composto nel 1902-1903, questo quartetto per archi è perfettamente contemporaneo a quello di Ravel. Alla sua prima esecuzione alla Société nationale de musique il 19 marzo 1904 i critici sottolineano la difficoltà a seguire questa ridondante partitura. Non si tratta solo dell’interpretazione perfettibile del Quatuor Zimmer. Su «Le Temps», Pierre Lalo pubblica tuttavia una recensione entusiastica, preferendo l’opera di Magnard a quella di Ravel eseguita due settimane prima: “Il primo pezzo e l’Andante, che sono manifestamente le parti essenziali dell’opera, difendono aspramente il proprio segreto contro chi pretende di penetrarlo di primo acchito. L’esposizione appare commovente e bella, in particolare nell’Andante; poi il senso dello sviluppo sfugge. Qua e là alcuni passaggi s’illuminano all’improvviso, poi si perde nuovamente di vista il seguito e l’evoluzione dell’opera. Ma si ha la netta sensazione che quei momenti in cui nulla si vede non siano vuoti; al contrario li si intuisce pieni di forme e di idee che si vorrebbero cogliere; sotto l’astrazione del pensiero non si smette di percepire l’intensa vita del sentimento.” Alla trasparenza raveliana Magnard contrappone infatti un linguaggio aspro e un contrappunto denso perfino nella Sérénade, più leggera e luminosa degli altri movimenti. Uno degli episodi del finale associa un ritmo di valzer alla scrittura fugata! Monumentale, l’opera abbandona la forma ciclica a cui aderisce ancora Ravel e rivendica il modello beethoveniano, risultando senza equivalenti nella storia del quartetto per archi francese.
Permalink
data di pubblicazione : 25/09/23
Effettuare una ricerca