Quartetto per archi in di minore op. 35
Grave. Modéré – Très calme – Gaîment et pas trop vite
Nel 1898 Chausson iniziò il proprio Quartetto per archi, che desiderava dedicare al violinista Mathieu Crickboom. Al momento della morte aveva composto i primi due movimenti. La sua famiglia chiese a d’Indy di scrivere la conclusione del terzo movimento, pressoché ultimato. L’opera in tre parti fu eseguita il 27 gennaio 1900 a Parigi, in un concerto della Société nationale de musique. Il 12 luglio 1898 il compositore aveva scritto a Crickboom: “Sto lavorando a un quartetto d’archi per te. Credo che non sia né Franck, né d’Indy, né Debussy, ma temo che ricordi un po’ direttamente Beethoven. Insomma, a lui si è così sicuri di non assomigliargli per davvero, che non c’è nulla di male a ricordarlo un po’!” Non è un caso che venga nominato Debussy, poiché il tema principale del suo Quartetto per archi (1893) viene furtivamente introdotto nella coda del primo movimento. Il movimento lento cita in modo altrettanto discreto il leitmotiv del Tarnhelm della Tetralogia di Wagner. Tuttavia lo stile di Chausson si afferma incontestabilmente: lirismo talvolta doloroso, agilità ritmica, densità della scrittura contrappuntistica ma senza alcuna pesantezza, sottigliezza delle trasformazioni tematiche che conferiscono al discorso contemporaneamente un’unità organica e una sensazione di costante rinnovamento. Alla fine del terzo movimento, le cui mezze tinte evocano un intermezzo di Brahms, il tempo accelera in due occasioni e porta a un episodio in cinque tempi. Per sopperire all’assenza di finale, d’Indy ha composto una conclusione vigorosa e smagliante.
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Frontespizio
Quatuor à cordes en ut mineur (Ernest Chausson)
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data di pubblicazione : 25/09/23
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