Quartetto per archi n. 2 in sol maggiore op. 153
1. Allegro animato – 2. Molto adagio – 3. Interlude et Final : Andantino – Allegretto con moto
All’inizio dell’estate del 1918, Saint-Saëns compone il suo Quartetto per archi n. 2, dedicandolo all’editore Jacques Durand e a suo padre Auguste. Anche se “il perpetuo tormento causato dagli ultimi avvenimenti” ostacola per un po’ il suo lavoro (secondo le sue stesse parole), l’opera in agosto è completata; sarà eseguita per la prima volta negli Stati Uniti, il 2 dicembre 1919, dal Berkshire String Quartet. L’autore ottuagenario esprime così la sua soddisfazione: “Sono molto contento di avere scritto un secondo quartetto! L’ometto è ancora vivo”. Quasi vent’anni dopo il Quartetto n. 1, Saint-Saëns ha voluto creare una partitura di facile esecuzione. A brano terminato, deve però constatare che non è così: forse è stato tratto lui stesso in inganno dalla sua mozartiana limpidezza. Tale atmosfera predomina soprattutto nell’Allegro animato iniziale, elegante e malizioso al tempo stesso. Il movimento centrale è caratterizzato da una concezione particolarmente originale, in quanto alterna oscure sezioni Adagio in 4/4, dalle linee tortuose e cromatiche, e passaggi Andantino in 9/8, più morbidi e distesi. Saint-Saëns racconta con umorismo di avere introdotto questi episodi in ritmo ternario affinché il movimento “non fosse troppo noioso”. Il finale inizia con un Interlude in trio, senza il primo violino. La scrittura contrappuntistica e il tono piuttosto serio di questa introduzione non lasciano presagire la spirituale leggerezza del resto del movimento. All’inizio dell’Allegretto con moto, il primo violino fa il suo ingresso con le quattro note delle sue corde a vuoto in pizzicato: questo motivo, che ritornerà a più riprese, serve da base per il tema principale, fondato sull’intervallo di quinta giusta. Saint-Saëns non si è sbagliato a giudicare piacevole e divertente questo finale.
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data di pubblicazione : 25/09/23
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