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Quartetto per archi in sol minore op. 3

Compositore/i :
Date :
Formazione musicale :
Instrument(s) :

1. Allegro molto – 2. Adagio – 3. Allegro ma non troppo – 4. Vivace con fuoco 

Durante il suo primo anno a Villa Medici, Henri Rabaud compone il quartetto per archi che il nuovo regolamento dell’Istituto richiede ai pensionanti. Il compositore ventunenne è riluttante: “Basta che mi si chieda un quartetto perché mi vengano idee di sinfonia, di teatro, di orchestra, di cori, di tutto tranne che di quartetti”. Ma non se la cava male, se “Le Figaro” del 24 marzo 1898 nota che il suo Quartetto, appena eseguito da Édouard Nadaud, Adolphe Gibier, Charles Trombetta e Célestin Cros-Saint-Ange, “è assai promettente e di fattura purissima”. L’anno dopo, Gaston Carraud esprime analoghi complimenti nella “Liberté”, apprezzando in particolar modo l’Adagio, “di una purezza d’ispirazione assolutamente commovente e deliziosa”. Con ogni evidenza, questa partitura dallo spirito mendelssohniano dovette sedurre i suoi interpreti, poiché negli anni seguenti sono attestate numerose altre esecuzioni. Sebbene Rabaud sappia sfruttare gli accenti vigorosi, rifugge dagli incipit imperiosi. Il suo Quartetto inizia dunque pianissimo, in un’atmosfera misteriosa, con un’espressione alquanto dolorosa. Nell’Allegro molto e nell’Adagio, a un primo tema cantabile si contrappone un secondo elemento tematico di carattere ritmico. La vivacità aumenta a poco a poco: dopo due movimenti particolarmente cantabili, un nuovo slancio è dato dallo Scherzo, irto di staccati, con un motivo principale che si appoggia su sincopi. L’energia si dispiega appieno nel Finale, in cui i quattro strumenti lanciano all’unisono il tema principale per poi scatenarsi in focosi scambi.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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