Quartetto per archi in sol minore op. 9 n. 1
Allegro risoluto ma non troppo presto – Andante religioso – Menuetto : Presto – Finale : Agitato
Clementi, Beethoven, Hummel, Paganini, Weber, Donizetti: non si contano i compositori che hanno utilizzato God Save the King (oppure the Queen, a seconda dei periodi), in genere per fare riferimento all’Inghilterra. Quando Onslow decise di variare l’inno inglese nell’Andante religioso del suo Quartetto n. 7, lo fece per rendere omaggio al nonno inglese, morto nel 1814. Compose i tre Quartetti op. 9 intorno al 1815, sulla scia di quel triste avvenimento, in un momento in cui la recente disfatta di Napoleone rendeva possibile una simile citazione senza il rischio della censura. Pensava forse al Quartetto in do maggiore “Imperatore” di Haydn (1797) e alle sue variazioni sul tema dell’inno austriaco? In ogni caso, non ha da temere il confronto con quel modello, a giudicare dall’inventività di cui dà prova nel movimento lento del proprio Quartetto. I vari strumenti si impossessano a turno della melodia, coronata da brevi motivi aerei (variazione 1), da vorticosi arabeschi (variazione 2) o da agili controcanti (variazione 3), prima di diventare oggetto di un trattamento fugato che si allontana dall’ossatura del tema (variazione 4). Nell’insieme, questo lavoro è ugualmente lodevole per il modo in cui sa equilibrare la perentoria autorità e la grazia del cantabile (primo movimento), una scrittura contrappuntistica fortemente tinta di cromatismo e la chiarezza diatonica di una melodia accompagnata (il Menuetto, che ha piuttosto il carattere di uno Scherzo). Il Finale, che contrappone il ritmo dattilico di un’energica cavalcata (primo tema) a una melodia sinuosa (secondo tema), sintetizza lo spirito dell’intero lavoro, la cui efficacia drammatica si basa sulla rinuncia a sviluppi superflui.
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data di pubblicazione : 25/09/23
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