Quintetto con due violoncelli in re minore
Allegro moderato – Andante patetico – Intermezzo. Allegretto grazioso – Finale adagio e allegro con brio
Dei sei quintetti per archi composti da Théodore Gouvy tra il 1869 e il 1880, solo il secondo del 1870 venne pubblicato. Essi hanno tutti la particolarità di richiedere due violoncelli e non due violini (addirittura due viole) come la maggior parte delle partiture di questo tipo. In questo senso seguono l’esempio del celebre Quintetto D. 956 di Franz Schubert (a sua volta ispirato forse dalle combinazioni strumentali impiegate da George Onslow). Anche se Gouvy termina questo Quintetto in re minore nel giugno 1879, va notato che il terzo movimento risale a sei anni prima. Di fattura tradizionale, l’“Allegro moderato” fa un importante uso del cromatismo. A guisa di secondo movimento Gouvy aveva inizialmente concepito una “Élégie”, anch’essa alquanto cromatica. Ma il pezzo aveva un carattere talmente orchestrale che il compositore lo isolò dall’opera e lo trasformò in un Nonetto, rimasto anch’esso inedito. A sostituirlo nel Quintetto è un “Andante patetico”, pagina dal tono di marcia funebre il cui secondo tema si presenta in forma di canone. Il terzo movimento, un gradevole “Intermezzo allegretto grazioso”, fu originariamente composto in si bemolle maggiore, ma Gouvy lo traspose in re maggiore nella seconda versione del Quintetto (prova che probabilmente non aveva chiaro l’uso che avrebbe fatto del pezzo mentre lo componeva). Il “Finale adagio e allegro con brio” si apre con un’introduzione lenta, a cui segue una pagina frenetica e concisa, che Gouvy riscrisse completamente quando revisionò la partitura. Il che indica quanta attenzione riservasse a quest’opera.
Permalink
data di pubblicazione : 25/09/23
Effettuare una ricerca