Quintetto per fiati in fa maggiore op. 81

Onslow compose la sua unica partitura per quintetto di fiati verso il 1850, sul finire della sua vita. All’inizio degli anni cinquanta dell’Ottocento risalgono soltanto il Quintetto per archi op. 82 (1850) e il Trio per violino, violoncello e pianoforte op. 83 (1851). L’op. 81 è uno dei rari quintetti per fiati del XIX secolo composti successivamente a quelli di Reicha. Nella produzione di Onslow, viene dopo due partiture da camera composte per una formazione più importante, e che comprendevano gli strumenti del quintetto: il Settettoop. 79 (1849), che oltre ai fiati richiede un contrabbasso e un pianoforte, e il Nonetto op. 77 (1848), ove il gruppo degli archi comprende un violino, una viola, un violoncello e un contrabbasso. Si noti che nel 1825 Onslow aveva già composto il Sestetto op. 30 per flauto, clarinetto, corno, fagotto, contrabbasso e pianoforte. Il Quintetto per fiati esclude le sperimentazioni e le audacie armoniche delle sue opere per archi. I quattro movimenti, concisi, di forme classiche, privilegiano una scrittura fluida e trasparente che dà risalto a turno a ogni strumento. Vi si ritrova l’eleganza melodica che caratterizza il loro autore, il rilievo ritmico dato dalla variazione degli accenti (Scherzo) e l’uso delle sincopi (Finale), nonché la sua propensione a una velata malinconia (Andante sostenuto). Onslow dedicò il lavoro a Louis Dorus (flauto), Stanislas Verroust (oboe), Charles Verroust (fagotto), Adolphe Leroy (clarinetto) et Joseph Mengal (corno): tutti musicisti illustri, che presero parte allo sviluppo della tecnica degli strumenti nel corso della prima metà dell’Ottocento (Dorus, in particolare, fece adottare il sistema Boehm al Conservatorio parigino).