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Quintetto per fiati in sol minore

Compositore/i :
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Formazione musicale :
Instrument(s) :

Allegro con moto – Andante – Vivace

Taffanel compose questa partitura nel 1876 per presentarla al concorso per quintetti per fiati organizzato dalla Società dei compositori. La giuria, di cui facevano parte, tra gli altri, Ambroise Thomas, Léo Delibes e Théodore Dubois, esaminò quattordici quintetti anonimi per infine dichiarare vincitore, il 20 maggio 1877, quello di Taffanel. Poco dopo, Dubois scrisse al compositore: «Leggendolo, non potevo immaginare che fosse opera Sua, ma non ne sono affatto sorpreso». Alla prima esecuzione, svoltasi alla salle Pleyel il 3 maggio 1878, l’opera fu accolta molto bene, e venne ugualmente applaudita quando fu eseguita la seconda volta, il 23 maggio, durante il concerto della Società dei compositori in onore del vincitore. Taffanel la dedicò a Henri Reber, che era stato suo professore di armonia al Conservatorio parigino. In tre concisi movimenti, il brano mantiene le parti in perfetto equilibrio e incanta per l’eleganza melodica, pur senza trascurare la vivacità ritmica. Il primo movimento, in forma-sonata (come il finale), si distingue in particolare grazie alla diversità delle combinazioni timbriche. Nell’Andante, il corno espone la melodia principale, sottolineata da accordi degli altri strumenti, prima che subentrino l’oboe, il flauto e il clarinetto. Verso la metà della composizione, un passaggio più tormentato costituisce l’episodio più cupo dell’intero Quintetto. Il Vivace volteggia su un ritmo di tarantella, che richiede grande virtuosismo da parte dei cinque interpreti. Forse per coincidenza, vi si possono individuare echi di Mendelssohn, in particolare del Saltarello della Sinfonia n. 4 «Italiana», mentre la piroetta finale fa pensare a uno sberleffo dell’elfo Puck.

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https://www.bruzanemediabase.com/it/node/3318

data di pubblicazione : 25/09/23



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