Quintetto con pianoforte n. 2 in mi maggiore op. 31
1. Andante sostenuto – Allegro grazioso – 2. Grave – 3. Vivace – 4. Finale : Allegro
Sulla spinta del successo ottenuto con il Quintetto n. 1 (1839), Louise Farrenc compone subito dopo una seconda opera per lo stesso organico: pianoforte, violino, viola, violoncello, contrabbasso (una formazione tradizionale prima della metà del secolo, impiegata in particolare da Hummel e da Schubert). La parte del contrabbasso, povera quanto a elementi melodici, serve in pratica a rafforzare la base armonica. Il lavoro viene eseguito per la prima volta il 28 ottobre 1840, nel corso in una matinée organizzata dal marito dell’artista, che poi lo pubblicherà con la sua casa editrice. Henri Blanchard ne è entusiasta, sebbene la sua recensione, nella “Revue et Gazette musicale de Paris”, non si sottragga ai pregiudizi del tempo riguardo alle donne musiciste; il critico loda infatti una “donna compositrice che ha tutte le grazie del suo sesso quanto alla melodia, e tutto il vigore del nostro quanto alla sapienza nel contrappunto”. Tuttavia, quello che colpisce di più non è il lavoro sulla polifonia, bensì la ricchezza del percorso tonale: il primo movimento (la cui maestosa introduzione ricorda lo spirito di una ouverture alla francese) e il finale si avventurano in tonalità fortemente bemollizzate, fino al re bemolle maggiore nello sviluppo dell’Allegro grazioso. “Niente di più scolastico e al tempo stesso di più ingegnosamente elaborato del primo e dell’ultimo brano”, osservava Blanchard. La scrittura della parte pianistica si divide tra accordi imponenti e la velocità di linee vivacissime (in tal senso, lo Scherzo, collocato in terza posizione, ricorda un po’ Mendelssohn). Se il Quintetto, nell’insieme, è dominato dalla foga, il secondo movimento si distingue per la nobiltà del tono: la Farrenc si guarda bene dalla superficiale seduzione di un piacevole cantabile.
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data di pubblicazione : 25/09/23
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