Quintetto in tre parti per pianoforte e archi op. 41
1. Moderato molto tranquillo – 2. Sur un rythme de Zortzico – 3. Lent. Allegro vivo ed agitato. Meno allegro
Composto nel 1917, il Quintetto con pianoforte “in tre parti” di Gabriel Pierné si colloca a un crocevia: sintesi dell’estetica della Belle Époque, preannuncia al tempo stesso i futuri sconvolgimenti e la nuova situazione degli anni Venti. L’opera, dedicata a Gabriel Fauré, viene eseguita per la prima volta il 22 febbraio 1919 alla Société nationale de musique da Gaston Poulet, Victor Gentil (violini), Sigismond Jarecki (viola), Louis Ruyssen (violoncello), con il compositore al pianoforte. Gaston Carraud, nella “Liberté” del 24 febbraio, ne tesse l’elogio: “È un’opera composta con grande respiro, dalla scrittura molto ricercata, in cui, tuttavia, neppure per un istante l’autore ha tenuto a freno il proprio temperamento: tutto in essa è fascino, grazia e vivacità”. Fedele alla tradizione della Société nationale, il Quintetto si pone nella scia di César Franck, soprattutto nell’introduzione di un terzo movimento che rivisita e fa riecheggiare i temi precedentemente annunciati. Anche il prestito dal folklore basco – il ritmo di zortzico in cinque tempi – è in linea con l’estetica fin de siècle. È il trattamento ritmico dell’intero lavoro a conferirgli una patente di modernità, dall’ostinato del primo movimento alle complesse combinazioni delle ultime pagine, che mettono insieme i cinque tempi della danza basca e metri binari e ternari. “Dedicandomi la Sua nuova opera, Lei mi dimostra un affetto che mi tocca profondamente, glielo assicuro! Mi dice che è pesante? Certo, ma perché è ricca di musica, e non vi siamo più abituati”: così si entusiasma Gabriel Fauré nel maggio 1918.
Permalink
data di pubblicazione : 25/09/23
Effettuare una ricerca