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Sapho

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La prima opera di Gounod vide la luce grazie a Pauline Viardot, incontrata a Roma nel 1839. La celebre cantante propose l’argomento di Sapho e l’impose all’Opéra de Paris. Rappresentata il 16 aprile 1851, l’opera in tre atti cadde dopo nove rappresentazioni nonostante la presenza della Viardot nel ruolo della protagonista e un’incoraggiante accoglienza critica. Gounod la revisionò più volte fino al 1884, data di un’ultima versione in quattro atti. Non era aiutato dal modesto libretto di Émile Augier, basato sulla figura dell’antica poetessa di Mitilene e sulla leggenda trasmessa da Ovidio. Secondo il poeta latino, Saffo, amante di Faone, si sarebbe gettata in mare dall’alto della rupe di Leucade. Come nel grand opéra il libretto combina conflitti amorosi e intrigo politico. Assieme a Pitea, Faone progetta di rovesciare il tiranno Pittaco. Conquistato da Saffo, abbandona Glicera, che seduce allora Pitea e scopre la cospirazione. Esigendo come prezzo del proprio silenzio l’esilio dei congiurati, la rivale chiede anche a Saffo di respingere Faone. La poetessa obbedisce prima di precipitarsi in mare. Anche se Gounod non infonde sufficiente intensità drammatica alle scene d’azione, eccelle tuttavia nelle arie. In realtà l’atto III, nel quale il destino dei personaggi è già suggellato, suscitò l’ammirazione di Berlioz: “In esso tutto è musicale, grande, armonioso, ben delineato, ben nitido, dall’espressione giusta quanto profonda.” Le “Stanze” intonate da Saffo prima della morte (“Ô, ma lyre immortelle”) rimangono giustamente una delle pagine più celebri del teatro lirico francese.

Documenti e archiv

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Illustrazione a stampa

Renée Richard en Sapho (Gounod)

Tavola tematica

Sapho (Gounod)

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data di pubblicazione : 25/09/23



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