Les Sept Paroles de Notre Seigneur Jésus Christ sur la Croix

La produzione di Gounod nel campo della musica sacra è considerevole ed è caratterizzata da una scrittura sobria, sempre legata al senso profondo del testo. Tuttavia, contrariamente a quanto ogni tanto capita di leggere, nei suoi lavori lo stile neo-palestriniano è piuttosto raro. Dedicate all’arcivescovo di Parigi, mons. Sibour, il quale aveva affermato che le virtù della musica palestriniana esprimevano l’essenza stessa della musica sacra, Le sette parole di nostro Signore Gesù Cristo sulla croce furono composte nel 1855, poco prima del completamento della Messa in onore di santa Cecilia; tuttavia, mentre quest’ultima divenne subito molto popolare, non si è ancora trovata alcuna traccia della prima esecuzione delle Sette parole… Fu lo stesso Gounod a scriverne il libretto basandosi sulla Vulgata, la traduzione latina dei Vangeli. Preoccupandosi di dare senso musicale a ogni parola, il compositore elaborò un racconto ellittico delle ultime ore della Passione di Cristo. La tonalità generale è fa maggiore; le tonalità vicine e le loro relative forniscono risorse sufficienti all’economia di una partitura parca di effetti. Così, vi si trova un solo madrigalismo, peraltro assai eloquente, per ciascuna delle sette “parole”, ovvero le frasi pronunciate da Gesù sulla croce. Le sezioni armoniche, verticali, si alternano a sezioni contrappuntistiche (canoni o imitazioni). La scrittura sillabica e i melismi sono talvolta dettati dal senso delle parole, così come i prestiti dalle tonalità vicine, ma l’astratto equilibrio complessivo della polifonia prevale sulle esigenze descrittive. Nondimeno, il rispetto delle indicazioni dinamiche e agogiche è indispensabile; sarebbe un errore interpretare questa musica alla maniera di Palestrina.