Sonata per violino e pianoforte n. 1 in re minore op. 75

Quando Saint-Saëns compone la sua Sonata per violino e pianoforte n. 1, nel 1885, ha già al suo attivo numerose partiture scritte per questi due strumenti; se le attribuisce il numero 1, è perché essa rivela ambizioni più alte. Interpretata per la prima volta del compositore e violinista belga Martin-Pierre Marsick (1847-1924), che ne era anche il dedicatario, riscosse immediatamente un notevole successo: «Il suo giorno di gloria è giunto subito. Tutti i violinisti se la contenderanno da un capo del mondo all’altro», confida Saint-Saëns al suo editore Jacques Durand. La sua originale struttura formale consiste di due movimenti divisi in due parti che si susseguono senza soluzione di continuità, secondo una costruzione già adottata dal compositore nel Concerto per pianoforte n. 4 (1875) e ripresa nella Sinfonia n. 3 con organo (1886). La Sonata per violino e pianoforte mantiene in perfetto equilibrio i due strumenti e le diverse atmosfere che essa esprime. La cupa frenesia delle prime pagine si attenua con l’enunciazione del secondo tema, più calmo. Se Proust si è ispirato a diverse partiture per la descrizione della Sonata di Vinteuil, la «petite phrase» fa riferimento proprio a questa melodia, per ammissione dello stesso scrittore. Fluido ed elegante, l’Adagio è caratterizzato da un’espressività priva di pathos. L’Allegretto moderato di fatto è uno scherzo dal ritmo danzante: la sua scrittura disseminata di staccati si interrompe nell’episodio centrale, allorché il violino sviluppa una linea cantabile accompagnata dagli arpeggi del pianoforte. Nell’ultima parte della Sonata, passaggi basati su un virtuosistico moto perpetuo si alternano a sezioni di intenso lirismo, in cui riappare il secondo tema dell’Allegro agitato.