Sonata per violoncello e pianoforte in la maggiore op. 20
Sans lenteur – Sans faiblir – Funèbre – Rondement
Composta nel 1909-10, l’ultima opera da camera di Magnard viene eseguita per la prima volta da Fernand Pollain e Blanche Selva il 25 febbraio 1911 alla Société nationale de musique. Dopo questo lavoro, Magnard scriverà solo la Sinfonia n. 4 e i Douze Poèmes en musique, per morire poi nel 1914 nell’incendio della sua villa. Nella Sonata per violoncello e pianoforte egli cerca la sintesi e la concentrazione (è la più breve delle sue partiture di musica da camera), evitando la forma ciclica, e basa l’unità dell’insieme su un uso sottile degli intervalli. Inoltre, contrariamente alle sue abitudini, inizia il primo movimento (in forma sonata) con un tema melodico cui fa seguire il tema ritmico generalmente presentato per primo, con le indicazioni “alla zingarese” per il violoncello e “alla d’Indy” per il pianoforte (i due strumenti si scambieranno i rispettivi motivi nella ripresa): segno, forse, che la fantasia rapsodica non è incompatibile con il rigore formale del professore della Schola cantorum. Lo sviluppo consiste infatti in una fuga basata sul secondo tema. Il secondo movimento si segnala per le sue febbrili evoluzioni e, nel trio centrale, per il ricorso alla modalità, con un effetto folklorico stilizzato. Il terzo movimento, che segue il precedente senza soluzione di continuità, non è costantemente funebre, a dispetto del titolo. Anche il finale è di carattere eterogeneo, e giustifica le osservazioni del “Ménestrel” del 28 novembre 1924: «Non è altro che mancanza di rispetto per le regole tonali, unita a un’asprezza a volte inaudita nelle modulazioni; rigore architettonico di ciascun movimento compatibile con una molteplicità di episodi […] insomma, è l’immagine di ciò che la personalità morale di Magnard aveva da offrire».
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data di pubblicazione : 25/09/23
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