La Tragédie de Salomé op. 50

«Quand’è che infine apparirà la Sua geniale Salomé [...]? Confesso che è la più grande gioia che un’opera d’arte mi abbia dato da molto tempo a questa parte. [...] Mi creda, sono molto orgoglioso che me l’abbia dedicata.» Con queste parole Stravinskij ringraziò Florent Schmitt per la sua Tragédie de Salomé. Basata su una poesia di Robert d’Humières, la partitura era stata pensata nel 1907 per un balletto interpretato da Loïe Fuller e diretto da Désiré-Émile Inghelbrecht al Théâtre des Arts il 9 novembre di quell’anno. Quattro anni dopo, Schmitt la ridusse della metà e l’adattò per una grande orchestra, creando un vero e proprio poema sinfonico, dedicato a Stravinskij ed eseguito per la prima volta l’8 gennaio 1911 ai Concerts Colonne, sotto la direzione di Pierné. Figlia di Erodiade, Salomè seduce lo zio Erode allo scopo di ottenere la testa del profeta Giovanni Battista. Su questo soggetto Schmitt schizza un affresco in cui si coniugano un esotismo carico di sensualità e una brutalità che rimanda agli istinti più oscuri della psiche umana. Un sontuoso Prélude descrive il paesaggio della Giudea che circonda il palazzo di Erode. Basterebbero gli arabeschi e le sonorità inebrianti di questa sola pagina a fare di Schmitt uno dei maggiori orientalisti francese. Ne «Les enchantements sur la mer» un soprano solo (o un oboe) esprime un cupa melopea («udita sulle rive del Mar morto», si legge nella partitura). Dopo la «Danse des éclairs», che illustra la decapitazione del Battista, nella «Danse de l’effroi» scoppia una violenza fino ad allora inaudita e uguagliata soltanto, sei anni dopo, dalla Sacre du printemps, che nella sua novità ritmica sarebbe stata inconcepibile senza la splendida Tragédie de Salomé.