Salta al contenuto principale

Trio con pianoforte in la minore

Compositore/i :
Date :
Formazione musicale :
Instrument(s) :

Allegro moderato et ben deciso – Adagio – Scherzo : Allegro – Presto

Nel momento in cui la modernità musicale furoreggia e la scrittura tonale vacilla, che posto possono avere le opere che si inseriscono nel retaggio franckiano della forma ciclica? È questo l’interrogativo che la stampa parigina si pone dopo la prima esecuzione del Trio con pianoforte in la minore, su iniziativa della Société nationale de musique, il 15 gennaio 1921, da parte di Gaston Poulet al violino, Louis Ruyssen al violoncello e l’autore al pianoforte. Tutti le recensioni menzionano l’ottima accoglienza da parte del pubblico; alcune lodano “le idee, la chiarezza, il movimento” (“Le Gaulois”, 17 gennaio), altre un “Trio elegante, dallo stile netto” (“La Presse”, 17 gennaio). Peraltro, quegli stessi recensori collocano il lavoro sotto l’influenza dei maestri del passato: Camille Saint-Saëns, Gabriel Fauré e César Franck. In questo periodo di sconvolgimenti estetici, Max d’Ollone ha inoltre il grande torto di essere un prix de Rome e, di conseguenza, il rappresentante di un accademismo vilipeso. Robert Dézarnaux, nella “Liberté” (18 gennaio), è il più veemente nel denunciare un “compito molto ben svolto”, un’opera “assai classica” di un compositore che non ha saputo “crearsi un linguaggio armonico così come un pittore si crea una tavolozza”. Louis Vuillemin, nella “Lanterne” (25 gennaio), è molto più conciliante: “La grazia elegante del movimento iniziale, l’espressione insieme contenuta e molto cantabile dell’Adagio, la vivacità dello Scherzo e la robustezza ritmica del Presto finale hanno conquistato subito il pubblico”. Un secolo dopo, lontano dalle diatribe successive alla Grande Guerra, il Trio di d’Ollone può mostrare la propria bellezza senza arrossire.

Permalink

https://www.bruzanemediabase.com/it/node/23166

data di pubblicazione : 25/09/23



Effettuare una ricerca