Trio con pianoforte op. 18

Nell’ottobre 1864, dopo un secondo, bruciante fallimento al concorso per il prix de Rome, Saint-Saëns porta a termine un Trio iniziato l’anno precedente. Il compositore trentaduenne realizza così la sua prima partitura importante nell’ambito della musica da camera. Ed è un capolavoro: nella linea dei trii di Schumann e Mendelssohn, l’opera è un paradigma di costruzione perfetta, equilibrio strumentale e finezza di spirito. Non a caso, Ravel, prima di mettere mano al proprio Trio mezzo secolo più tardi, ne riaprirà la partitura. Saint-Saëns dedica questo suo Trio op. 18  ad Alfred Lamarche, ricevitore del dazio a Parigi, che sarà suo testimone di nozze nel 1875. Il pezzo fu eseguito per la prima volta il 29 dicembre 1867 da Bosewitz, Telesinsky et Norblin e, finché visse il compositore, godette sempre di grande successo; lo stesso Saint-Saëns lo interpretò sovente, così come i famosi trii Pugno-Ysaÿe-Hollmann e Cortot-Thibaud-Casals. L’Allegro vivace, che si apre su un tema danzante al violoncello, mostra una gaiezza costante e notevole ricchezza melodica. L’Andante utilizza un tema folklorico annotato da Saint-Saëns durante un viaggio in Alvernia nell’estate del 1863. Vi si ode chiaramente una melodia rustica di carattere malinconico, sostenuta da un «bordone» (una nota tenuta dal violino); con essa contrastano i due episodi intermedi, improntati a un nobile lirismo. Lo Scherzo, pieno di humour, secondo Yves Gérard è «un meccanismo a orologeria», con i suoi staccati, le note ripetute e le sincopi ritmiche sapientemente regolate. Infine, l’Allegro finale inizia con un sorprendente dialogo tra violoncello e violino, sostenuto da un vibrante accompagnamento del pianoforte; il movimento è formato da numerosi episodi ricchi di melodie.