Valses-Caprices
N. 1 in la maggiore op. 30 – N. 2 in re bemolle maggiore op. 38 – N. 3 in solbemolle maggiore op. 59 – N. 4 in la bemolle maggiore op. 62
Composti nell’arco di una decina d’anni, rispettivamente nel 1882, 1884, 1893 e 1893-1894, le Valses-Caprices non costituiscono un ciclo e neanche una raccolta. Vi si coglie l’evoluzione dell’autore, le cui armonie si fanno sempre più originali e raffinate, con piena soddisfazione degli interpreti che cercano al contempo le prodezze delle dita e la singolarità del linguaggio. Quando si presentò per la prima volta al cospetto di Fauré, la giovane Marguerite Long gli suonò la Valse-Caprice n. 3. Intorno al 1905-08, il compositore stesso incise i quattro brani su rulli per la ditta Hupfeld. Il titolo, preso da Liszt, sembra preannunciare una musica brillante e fantasiosa. In effetti, poche opere di Fauré osano un tono così estroverso. L’interprete dovrà tuttavia evitare un ostentato virtuosismo che ricerchi l’effetto per l’effetto, ammonisce il compositore in una lettera al pianista Robert Lortat (primo interprete del Quintetto per archi e pianoforte n. 2 e dedicatario del Nocturne n. 12): “Posso chiederLe – sono ben noiosi questi autori! – movimenti molto più moderati per i temi iniziali di ognuna delle Valses-Caprices? Quello che, nella mia mente, giustifica il titolo Valses-Caprices è appunto la varietà nei movimenti. Vengono sempre suonati troppo velocemente e in un movimento uniformemente rapido. O pianisti, pianisti, pianisti, quando consentirete a reprimere il vostro implacabile virtuosismo!!!”. Le numerose indicazioni di tempo che costellano i pezzi segnalano la plasticità dell’agogica auspicata da Fauré. Tale mobilità va di pari passo con l’abbondanza di motivi tematici e i numerosi cambiamenti di stile nella scrittura.
Permalink
data di pubblicazione : 25/09/23
Effettuare una ricerca