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Trio per pianoforte, violino e violoncello in re minore op. 120

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Allegro non troppo – Andantino – Finale : Allegro vivo

Settembre 1922. Gabriel Fauré ha 77 anni. Dopo un periodo difficile gli è tornata l’ispirazione. “Ho cominciato un Trioper clarinetto (o violino), violoncello e pianoforte”, scrive alla moglie. Un movimento è già terminato, l’“Andantino” centrale. Durante la composizione dell’opera, ultimata nel marzo 1923, il clarinetto viene dimenticato a favore del violino. Penultima opera del compositore, il Trio è altresì uno dei vertici della sua produzione. Viene eseguito in forma privata nell’abitazione di Louise e Fernand Maillot, intimi amici di Fauré, quindi in pubblico da giovani interpreti appena usciti dal Conservatorio – Tatiana Sanzévitch (pianoforte), Robert Krettly (violino) e Jacques Patté (violoncello) – il 12 maggio 1923 alla Société nationale de musique, in occasione di un concerto in onore dei 78 anni del compositore. Questi, malato, è assente ma il 21 giugno assisterà all’esecuzione dell’opera all’École normale de musique da parte del celebre trio di Alfred Cortot, Jacques Thibaud e Pablo Casals. Fauré ha concepito l’“Allegro, ma non troppo” con la sovrana semplicità di chi non ha nulla da dimostrare: il movimento canta con naturalezza, accompagnato da un pianoforte sobrio e fluido. Nel celestiale “Andantino” i tre strumenti intessono una melodia infinita, cambiando continuamente di ruolo, su evoluzioni armoniche di rara sottigliezza che portano alla riesposizione, vertice emotivo dell’intera partitura. L’“Allegro vivo” è un impetuoso scherzo, virtuosistico e brillante, dall’espressione continuamente in bilico tra gioco e inquietudine.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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