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Impromptu per violoncello e quartetto d’archi in re maggiore

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Scritto per un organico insolito, questo Impromptu per violoncello e quartetto d’archi in re maggiore, rimasto allo stato di manoscritto – e non datato – s’inserisce nella tradizione di un genere tipicamente romantico, nel quale eccelsero Schubert, Schumann, Chopin, Liszt o, ancora, Fauré, che tuttavia dedicarono le proprie composizioni al solo pianoforte. Gouvy invece scrisse impromptusper vari organici: oltre a quest’opera, figurano nel suo catalogo impromptus per pianoforte, pianoforte a quattro mani e violino e pianoforte. Conformemente allo spirito del genere, il cui nome significa “improvvisato”, “all’impronta”, il pezzo si pone sotto il segno di un’apparente libertà in quanto la scrittura musicale si sforza di evocare la prassi dell’improvvisazione. La linea del violoncello principale si dispiega con grande agilità, al tempo stesso ritmica e melodica, e predispone rapidi mutamenti di registro che conferiscono una grande plasticità al timbro dello strumento. Fondata su un considerevole virtuosismo strumentale, l’apparente libertà del discorso musicale è posta al servizio di una grande espressività. Affrancato da qualunque cornice formale, il discorso procede per amplificazione e trasformazione del motivo iniziale, che torna in modo ricorrente nel corso del pezzo. Il principio dell’amplificazione, in particolare, è una tecnica di scrittura molto espressiva, poiché consegue l’effetto di accrescere gradualmente l’intensità del discorso. Anche la scrittura pone in evidenza le qualità non solo tecniche, ma anche interpretative del violoncellista solista, la cui parte contrasta fortemente con un accompagnamento piuttosto semplice al quartetto.

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https://www.bruzanemediabase.com/it/node/1043

data di pubblicazione : 18/10/23



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