Trio con pianoforte n. 5 in sol maggiore op. 33

Allegro – Andante – Minuetto scherzoso – Allegro vivo

Il quinto e ultimo trio con pianoforte, in sol maggiore opera 33, di Théodore Gouvy, è stato pubblicato nel 1862 dall’editore parigino Richault. L’opera si apre brillantemente su un unisono con una doppia appoggiatura degli archi, seguito da un motivo puntato declamato in omoritmia dai tre strumenti. Lo sviluppo di questo motivo dà origine a un tema molto più cantabile, dolce, enunciato dapprima al violoncello, quindi ripreso – trasformato – dal violino. Questa contrapposizione tra un tema ritmico e un motivo cantabile è tipico della scrittura di Gouvy (e in generale segno di una concezione classica viennese della forma sonata). Strutturato come “tema e variazioni”, l’Andante in sol maggiore pone in evidenza il pianoforte, che dipana lunghe linee di terzine accompagnate da crome nella prima variazione; segue il violino, al quale le diverse figurazioni nella seconda variazione – linee distinte con pedali, scale, arpeggi spezzati – conferiscono una sonorità brillante. Come nel precedente Trio in fa maggiore opera 22, Gouvy sceglie qui la forma arcaizzante del minuetto per il secondo movimento, laddove i primi tre trii presentavano degli scherzi. Interamente in ritmi puntati, esso instaura gradevoli scambi fra i tre strumenti mediante brevi motivi che circolano, agili e maliziosi, da un leggio all’altro. Il trio si chiude su un Allegro vivo, in cui il motivo di arpeggio ascendente, onnipresente, sembra proiettare inesorabilmente il discorso musicale verso la conclusione. Il pianoforte esegue figurazioni virtuosistiche, come spesso nelle pagine di Gouvy scritte per il medesimo organico. Benché rappresenti l’estrema incursione dell’autore in questo genere, quest’opera è ritenuta dal musicologo Martin Kaltenecker meno innovatrice del secondo, terzo e quarto trio composti da Gouvy.