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Venezia e Napoli S. 162 : Tarentella

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Liszt cominciò il secondo quaderno delle Années de pèlerinage nel 1838, durante il suo viaggio in Italia con Marie d’Agoult. Ad esso aggiunse un “supplemento” di quattro pezzi, composti tra il 1838 e il 1840. Riprese il materiale del primo nel poema sinfonico Tasso, Lamento e Trionfo (1847-1854), revisionò gli altri tre nel 1859 e li pubblicò con il titolo di Venezia e Napoli. Se la Svizzera lo affascinava per i paesaggi di cui trovava il riflesso in Byron, Schiller e Senancour, l’Italia rappresentava per lui la terra di elezione delle arti e delle lettere. Fu colpito anche dai suoi canti popolari, che citò in varie partiture. Che importa allora se le melodie non erano autenticamente popolari, dal momento che evocavano la laguna veneziana e le assolate vie di Napoli! Gondoliera, Canzone e Tarentella, i tre pezzi di Venezia e Napoli, sono basati rispettivamente su una canzone di Peruchini, sulla canzone del gondoliere “Nessun maggior dolore” tratta da Otello di Rossini e su un tema di Louis Cottrau (1797-1847), musicista francese che aveva pubblicato alcune canzoni napoletane (certe di sua composizione). La Tarentella è la sezione più sviluppata del trittico in quanto la sua durata eguaglia quella degli altri due pezzi assieme. La danza tradizionale, in ritmo ternario, è trasfigurata da formule che si rinnovano continuamente. Lo smagliante virtuosismo richiesto al pianista è a immagine del virtuosismo compositivo. I diversi motivi derivano infatti dalla melodia di Cottrau, nelle parti estreme come nela suggestiva Canzona napolitana centrale.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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