Ouverture générale pour les séances des quatuors

L’Ouverture générale pour les séances des quatuors di Antonin Reicha (1816) è una composizione quanto meno curiosa, che può essere compresa solo con un occhio all’evoluzione della pratica quartettistica agli albori dell’Ottocento. Mentre fino ad allora il genere era appannaggio di strumentisti dilettanti che si incontravano in “sedute” settimanali di carattere privato, nel 1814 nasce la prima formazione professionale francese, guidata dal violinista Pierre Baillot, amico di Reicha. L’Ouverture générale è stata probabilmente composta nell’intento di aiutare ad accordarsi e a scaldarsi quei primi quartettisti di mestiere. Il fine pratico di quest’opera ne spiega le insolite caratteristiche e la costruzione in tre parti di crescente difficoltà. Essa inizia con quello che in genere non si dovrebbe sentire in sede di concerto: l’accordo successivo dei quattro strumenti sulle corde a vuoto. Ad essi Reicha sovrappone scale e arpeggi, tradizionali esercizi per sciogliere le dita dei musicisti. A questa prima sezione dall’aspetto improvvisato segue un placido Andante siciliano, le cui semplici armonie invitano i musicisti a verificare la precisione complessiva. L’opera si conclude con un agitato Allegro assai nel quale le difficoltà non sono più solamente tecniche: moltiplicando le imitazioni su brevi motivi che si alternano aleatoriamente tra le voci, Reicha impone ai musicisti un attento ascolto dei propri partner. L’Ouverture générale des séances de quatuors non è dunque un mero esercizio. Sembra infatti finalizzata a immergere gli strumentisti nello stato d’animo più congeniale al quartetto d’archi, quello della “conversazione tra amici”.