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Romances sans paroles

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La Pervenche – Le Ruisseau – Le Soir – Le Calme – Chanson de printemps – Ivy/Le Lierre

Emblema della malinconia, La Pervenche è datata 8 settembre 1849. L’invito a far cantare il basso sottolinea l’estrema originalità, per l’epoca, di una gamma discendente sulla quale spicca il canto. Contemporaneo (1849), Le Ruisseau, simbolo del tempo che passa (come attesta la conclusione fugata), evoca una canzone da gondolieri, che sembra preannunciare La Veneziana e le barcarole di Fauré. Le Soir, composta a Roma nel 1840 su sei strofe di Lamartine, presenta una melodia che in seguito fu inserita nell’opera Sapho (1851), con un testo diverso. Nel 1861 Gounod ne trascrisse per pianoforte solo la linea di canto, che dovette aspettare fino al 1863 per apparire con il suo testo originario. L’idea di base è un’armonia di quarta e di sesta che ritarda la conclusione che essa stessa preannuncia. Unica pagina ancora eseguita della Nonne sanglante, l’aria di Rodolphe “Un jour plus pur” (da cui Gounod trasse Le Calme nel 1862) è preceduta da arpeggi alla ricerca del tono giusto, che risulta quasi religioso. Dall’armoniosa irregolarità delle strutture melodiche emana un’espressione libera e intensa. Trascritta per pianoforte solo nel 1866, la Chanson de printemps (1849) sembra rinascere a ogni ripresa, su un moto perpetuo di semicrome che ricorda il mormorio della natura che si ridesta. Il suo fascino sta nell’instabile equilibrio tra ciò che viene ripreso e ciò che viene variato. Forse il titolo dell’ultimo brano, Ivy / Le Lierre, la cui fluida melodia gira e rigira continuamente su se stessa, ha a che fare con una poesia di Dickens in cui si dice che l’edera si nutre delle rovine e che, sempre verde, sopravvive a esse. La casa in cui questo brano fu scritto (intorno al 1872) era appartenuta a Dickens.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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