Le Cid

Manon ha appena conquistato il pubblico della Salle Favart che Massenet cerca già un nuovo soggetto da musicare. Anticipando la sua richiesta, l’editore Hartmann gli propone il manoscritto di un libretto depositato da lungo tempo da Louis Gallet. Avendo a disposizione un libretto integrale, Massenet impara i versi a memoria per potervi lavorare in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo. Sebbene questa tragedia classica, scritta in alessandrini e nel rispetto della regola delle tre unità, sembri poco propizia a mutarsi in grand-opéra, l’argomento incentrato sul dramma interiore di Chimène ispira notevolmente Massenet. Il compositore intercala anche, nell’atto II, una scena tratta da un vecchio libretto di d’Ennery, in cui Chimène scopre nel proprio amante l’assassino del padre. Composta durante l’estate del 1884 ed orchestrata mentre Werther è già in cantiere, la partitura esibisce una scrittura musicale iridescente, che sia epica e concisa o dolcemente sviluppata. Il balletto – scritto da Marsiglia, dove si rappresenta Hérodiade – fa uso di un motivo individuato da Massenet in una posada di Barcellona. «Era un colore locale da cogliere. Non me lo lasciai sfuggire» (Mes souvenirs). Programmata l’anno dopo le festività del bicentenario della morte di Corneille, Le Cid è la prima première dei nuovi direttori dell’Opéra, Eugène Ritt e Pedro Gailhard. Quest’ultimo si occupa della regia sotto la sorveglianza scrupolosa di Massenet, che dirige l’ouverture la sera della prima, per poi tendere la bacchetta a Jules Garcin. Recatosi all’Opéra-Comique per ascoltare Manon, il compositore torna all’Opéra in tempo per assistere al trionfo, che prosegue per 84 rappresentazioni.