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Onze Grands Préludes et une Transcription du Messie de Haendel op. 66, per pianoforte a pedaliera o pianoforte a tre mani

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Questi straordinari pezzi erano in origine destinati al pianoforte a pedaliera, di cui Alkan fu uno dei principali promotori durante il Secondo Impero. Questo strumento fu spesso impiegato dai compositori (Schumann, Liszt, Gounod) per trasferire al pianoforte una certa idea di musica religiosa e per stilizzare un riferimento all’età barocca. Lo si può qui constatare nella presenza di una trascrizione dal Messia di Haendel che sembra coronare gli undici Préludes. Composti nel 1866-67, essi mettono chiaramente in scena lo spazio sonoro ampliato offerto dal pianoforte a pedaliera (l’aggiunta di una mano su un pianoforte tradizionale può sostituire la tastiera di pedali). Alkan insiste così su contrasti di temi, su sezioni e soprattutto su tessiture. Il terzo preludio giustappone uno pseudo canto gregoriano, un corale e un notturno elegiaco. Tre elementi ben distinti che tuttavia si sovrapporranno prima di giungere al culmine del motivo gregoriano. Nel quarto preludio la scrittura ad accordi secchi si alterna a un’espressiva melodia. Gli accordi tornano abbelliti da una ghirlanda di semicrome. Il quinto preludio enuncia un tema sobrio, presentato in forma armonica; a cantare è poi il basso, sormontato da tremoli e accordi ribattuti. Nel settimo preludio una melodia si dispiega appieno prima di avvolgersi di figurazioni che sfruttano tutte le risorse dello strumento. L’ottavo preludio è il più ricco e gioca ancora sui contrasti e sui cambiamenti di registro dei motivi. Alkan dedica la partitura “al suo collega César Franck”, al quale è legato da grande amicizia (questi gli aveva dedicato nel 1863 la propria Grande Pièce symphonique per organo).

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https://www.bruzanemediabase.com/it/node/983

data di pubblicazione : 25/09/23



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