Sonata da concerto per violoncello e pianoforte in mi maggiore op. 47
Allegro molto – Allegrettino – Adagio – Finale alla saltarella : Prestissimo
Composta nel 1856, questa sonata viene eseguita nell’aprile 1857 alla Salle Érard dal violoncellista Auguste Franchomme e dal compositore. Dedicata a James Odier (ricco violoncellista dilettante) come il Trio per violino, violoncello e pianoforte op. 30 (1841), essa s’impone come un’ambiziosa partitura da concerto, lunga e virtuosistica, in contrapposizione alla musica da salotto. Alkan è stato forse influenzato dalla Sonata per violoncello e pianoforte dell’amico Chopin, dedicata a Franchomme. Il primo movimento si distingue per la sua ampiezza sinfonica, nelle dimensioni come nella densità della scrittura e nelle sonorità. Il violoncello sfrutta un registro ampio e rivaleggia con il pianoforte, combinando i trilli, le doppie e triple corde, gli smaglianti passaggi di bravura. L’opera non presenta un vero scherzo, ma un Allegrettino dal rimo di barcarola, il cui clima a mezzetinte è infiorato di passaggi capricciosi. Il movimento lento introduce una dimensione spirituale poiché reca in epigrafe una citazione dal Libro di Michea (Alkan ha lavorato a lungo a una traduzione della Bibbia, che ha poi probabilmente distrutto): “Come rugiada mandata dal Signore e come pioggia che cade sull’erba, che non attende nulla dall’uomo”. La nobile declamazione del violoncello si alterna al cantico cristallino del pianoforte, prima che i due strumenti si ricongiungano in una fervida preghiera. Difficile immaginare un contrasto più impressionante con il frenetico finale, il cui diabolico turbinio si accompagna a rabbiosi scalpiccii. L’opera è stata trascritta per viola quando Alkan era ancora vivente.
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data di pubblicazione : 25/09/23
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