Ali-Baba

Quando Debruyère, direttore del Théâtre de la Gaîté, rifiutò Ali-Baba, Lecocq si volse a Bruxelles, che aveva già applaudito La Fille de Madame Angot e Giroflé-Girofla. Ricevette il benestare di Albert Oppenheim, nuovo direttore del teatro de l’Alhambra, dove la sua opéra-comique in tre atti fu trionfalmente rappresentata l’11 novembre del 1887 (fecero seguito altre centoventidue rappresentazioni). Nel XIX secolo, il personaggio di Alì Babà ispirò l’Europa intera in diversi generi: melodramma di Pixerécourt con partitura di Alexandre (1822), musica di scena di Marschner (1823), opera di Cherubini (1833), opéra-comique di Giovanni Bottesini (1871), operetta fiabesca di Henrique Alves de Mesquita (1872), opera buffa di Nibelle (1872). Nella musica di Lecocq, solo il canto del muezzin dell’atto terzo (Chant du Muezzin) conserva un colore orientale. Concepito come elemento di svago, l’esotismo si concentra nel libretto di Albert Vanloo e William Busnach. Il compositore aderisce alla trama ricca di colpi di scena e personaggi solidi (in particolare quello dell’eroina Morgiane, serva di Ali-Baba, la quale conquista il cuore del padrone). Commuove e seduce (Chanson du Bengali di Morgiane, romanza di Ali-Baba «Jamais je ne vis plus beaux yeux»), diverte con numeri buffi (couplet di Zobéïde «Vous avez la tête bien dure», duetto di Zizi e Cassim «Nous allons à ta toilette»), imprime dinamismo all’azione con la verve degli ensemble e dei cori. D’altro canto, offre piena testimonianza del proprio talento di orchestratore (molto ammirato durante la rappresentazione) negli episodi di transizione, nelle numerose musiche di scena e nell’ampio balletto dell’atto secondo. Il lirismo di alcune pagine strizza l’occhio, senza negarlo, allo stile di Gounod e di Saint-Saëns.