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Cinq Impromptus

Compositore/i :
Date :
Formazione musicale :
Instrument(s) :

Opus 25, 31, 34, 91 et 102

Insieme ai suoi Nocturnes e alle sue Barcarolles, i cinque Impromptus per pianoforte di Fauré costituiscono una raccolta importante, che corrisponde a due periodi: da una parte gli inizi degli anni Ottanta dell’Ottocento, ancora segnati dal romanticismo, e dall’altra i primi del Novecento, quando Fauré raggiunge la piena maturità artistica, aprendo orizzonti nuovi. Rifacendosi probabilmente più agli Improvvisi di Chopin che a quelli di Schubert (o a quelli di Chabrier e di Marmontel), Fauré crea brani impetuosi, di una certa qual leggerezza, ma senza cedere al virtuosismo gratuito o a un’effusività compiaciuta – il che potrebbe non aver giovato alla loro accoglienza da parte del pubblico. Già a proposito del primo Impromptu (1881), Fauré spiegava a un amico: “Durand mi ha dato qualche buon consiglio in merito all’Impromptu; mi ha assicurato che non è facendo musica come questa che mi farò conoscere dal pubblico vero, dal pubblico buono, dal pubblico che compra!”. Il secondo (1883) è sicuramente il più apprezzato, per l’andamento veloce, tutto ad arabeschi, mentre il terzo (anche del 1883) incanta per la sua freschezza. Il quarto (1904) combina il vigore dei primi tre con lo stile più denso della maturità del compositore. La dedicataria del pezzo Marguerite Long, che assistette alla genesi dell’ultimo Impromptu, riferisce che, dopo avere sentito un tema di Florent Schmitt basato sulla gamma per toni interi, Fauré avrebbe esclamato: “Anch’io so scrivere per toni interi!”. Brano sbalorditivo, questo quinto Impromptu (1906) abbina tuttavia toni interi e tonalità dominanti. Si noti che talora viene definito “sesto” Impromptu l’op. 86 del 1904, in realtà destinato all’arpa (ma trascritto per pianoforte da Alfred Cortot nel 1913).

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data di pubblicazione : 18/10/23



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