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Les Heures persanes op. 65

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1. Sieste, avant le départ : Lent – 2. La caravane (rêve, pendant la sieste) : Pas vite – 3. L’escalade obscure : Adagio (non troppo) – 4. Matin frais, dans la haute vallée : Pas trop lent – 5. En vue de la ville : Moderato – 6. À travers les rues : Allegro vivo – 7. Chant du soir : Très calme – 8. Clair de lune sur les terrasses : Andante moderato – 9. Aubade : Moderato – 10. Rose au soleil de midi : Presque adagio – 11. À l’ombre, près de la fontaine de marbre : Moderato – 12. Arabesques : Allegro (non troppo) – 13. Les collines, au coucher du soleil : Très calme – 14. Le conteur : Assez lent ; Le Pêcheur et le Genni ; Le Palais enchanté ; Danse d’adolescents ; Clair de lune sur les jardins – 15. La paix du soir, au cimetière : Assez lent – 16. Derviches dans la nuit : Assez animé, nocturne, mystérieux ; Variante ; Clair de lune sur la place déserte.

«Come può la nostra concezione occidentale della musica, polifonica e orchestrale, tradurre la musica araba per il nostroorecchio, per la nostra sensibilità senza tradire il pensiero arabo? Siamo ormai lontani dall’epoca in cui si dava per scontato che una marcia turca dovesse sfiorare il ridicolo, o quanto meno basarsi su ritmi goffi. Da circa un secolo, l’Islam viene considerato da tutt’altro punto di vista, con rispetto, ammirazione e simpatia.» Queste parole, scritte da Koechlin nel 1939 in un articolo destinato alla «Revue algérienne» (L’orientalisme dans la musique française) attestano non soltanto l’interesse di lunga data del compositore per l’Oriente (che risale perlomeno al viaggio in Algeria da lui effettuato nel 1889), ma anche l’acutezza delle sue riflessioni a proposito dell’influenza del mondo arabo sulla produzione musicale europea. Appare quindi significativo che Les Heures persanes, ispirate a un resoconto di viaggio di Pierre Lioti (Vers Ispahan, 1904), siano state composte tra il 1913 e il 1919, ovvero proprio nel periodo in cui Koechlin – di fronte alla Grande Guerra – cerca nuove vie per rigenerare l’arte francese. In sostanza, questa raccolta di pezzi per pianoforte solo a volte vicini al linguaggio musicale sviluppato da Ravel in Gaspard de la nuit (1908), e in cui l’Oriente è più vagheggiato che trascritto, preannuncia anche certe composizioni di Messiaen. L’itinerario di Liotti è qui ridotto a due giornate, laddove ogni pezzo indica una tappa e la relativa impressione che ha suscitato nel viaggiatore. Nel 1921, due anni dopo aver terminato il ciclo, Koechlin ne propose una versione per orchestra.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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