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Nocturnes pour piano

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Nell’ambito dell’opera per pianoforte di Gabriel Fauré, i Nocturnes costituiscono uno dei capitoli più importanti, al pari delle Barcarolles. Come quelli di Chopin, di cui Fauré è uno dei pochi a portare avanti la vena introspettiva, non si tratta tanto di evocazioni vere e e proprie della notte, quanto piuttosto di libere rêveries. Uno dei figli di Fauré riferì che il compositore «avrebbe mille volte preferito indicare i suoi Nocturnes, i suoi Impromptus, anche le sue Barcarolles, con il semplice titolo di Pièce per pianoforte numero tale…». Tale affermazione può apparire eccessiva, ma esprime bene il carattere astratto della musica di Fauré, che è assai evidente nei suoi Nocturnes, brani non soltanto intimisti, ma anche appassionati, veementi, a volte tragici. Composti tra il 1875 e il 1921, questi tredici pezzi rivelano la mirabile evoluzione stilistica del loro autore. Il primo è un brano molto riuscito, in cui Fauré si afferma quale continuatore di Chopin, e lo sono anche i due successivi, nei quali il compositore approfondisce il suo linguaggio, mentre il quarto e il quinto attestano come l’influenza del suo predecessore polacco stia diminuendo. Il famoso Nocturne n. 6, del 1894, segna l’ingresso di Fauré in una nuova fase: in esso, una scrittura sontuosa si sposa con un’inedita profondità di pensiero. A partire dal Nocturne n. 9, il compositore plasma una modernità che sarà solo sua: l’armonia si spoglia delle sue grazie, mentre la scrittura si decanta e arriva all’essenziale. Il funereo Nocturne n. 11 è particolarmente straziante, mentre il n. 12 è di una trascinante drammaticità. L’ultimo si eleva verso l’assoluto con un’intensità quasi unica nella produzione di Fauré.

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data di pubblicazione : 25/09/23



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