Notturno n. 1 per pianoforte
Comporre un notturno all’alba del XX secolo solleva la questione della sua collocazione nel repertorio pianistico, in particolare in apporto all’eredità di Chopin e Fauré. Il Notturno n. 1 per pianoforte di Henry Février, compositore famoso per la sua produzione operistica, attesta questo interrogativo. Allievo dello stesso Fauré, ma anche del celebre pianista Raoul Pugno, Février porta con sé il peso della scuola pianistica francese e saprà trasmetterlo al figlio Jacques, che diventerà uno dei più grandi interpreti di Ravel. Se la stampa lo salutò come un musicista “molto francese” che rifletteva “la felice influenza dei suoi maestri”, fu forse perché, a partire dal 1913 ‒ data di pubblicazione di questo Notturno ‒ non si pose in contrasto con la strada aperta da Fauré, ma, al contrario, sembrò trarne tutta l’essenza, traducendola in uno stile personale. La tonalità di fa diesis maggiore, che ricorda il re bemolle di Fauré, offre una disposizione ergonomica naturalmente pianistica. La lunga frase tematica iniziale si permette qualche arabesco dopo alcuni tentativi di conquista del registro acuto. In una grande e sottile risonanza, la sezione centrale contrasta delicatamente con la parte iniziale, poi, secondo una consuetudine affermatasi con Chopin, il Notturno si chiude come si era aperto. Per dirla con Vladimir Jankélévitch, “sfugge, invisibile e impalpabile, eppure sempre presente”, come il fascino che lo caratterizza: “è qualcosa che non è nulla [...] non è, ma opera. [...] non è nulla, ma fa”.
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data di pubblicazione : 24/01/24
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