Le Petit Faust

Il 28 aprile 1869, alle Folies-Dramatiques, si alza il sipario su quest’opéra-bouffe in tre atti, neanche due mesi dopo che Gounod ha presentato la nuova versione del suo Faust all’Opéra (3 marzo). Nel libretto, Hector Crémieux e Adolphe Jaime figlio hanno sostituito la dimensione metafisica del mito con una satira dei costumi: la loro Margherita, assai più smaliziata della Gretchen tedesca, mette sottosopra la scuola e seduce il vecchio professor Faust, al quale suo fratello Valentino l’ha affidata. Insieme al suo amante ringiovanito da Mefistofele, finisce in un Inferno di fantasia. Il trionfo riportato da questo Petit Faust, in cui Valentino è un trial, Faust un tenore comico, Marguerite un mezzosoprano dugazon e Mefistofele una “cantante leggera”, deve molto a Hervé, il quale, peraltro, cita con molta parsimonia la partitura di Gounod, parodiandone però talora lo stile e le situazioni, con un’inventiva che desta l’ammirazione della critica. Roqueplan, nel “Constitutionnel”, loda la musica “abbondante, melodica, ricca di spirito, di sorprese, di colore, di ritmi delicati o trascinanti, di trovate felici e persino di sentimento”. Giacché l’elemento buffo si concentra sostanzialmente nelle parole, la “Revue et Gazette musicale de Paris” loda il “notevole progresso nella maniera del compositore, che si è affrancato dalle pretese seriose non meno che dalle divagazioni eccentriche”. L’“idillio” Les quatre saisons, cantato da Mefistofele, viene addirittura paragonato ai Lieder di Schubert! Ma Hervé, poco incline a lasciarsi incantare da questi complimenti, mette subito mano a un’autoparodia con Faust passementier, rappresentato il 4 giugno 1869 all’Eldorado.