Quartettino d’archi in do minore CG 561
Adagio. Allegro moderato – Andante con moto – Scherzo – Allegro
Molti abbozzi attestano il costante interesse di Gounod per il quartetto. I soli compiuti e noti furono scritti tra il 1885 e il 1892 per dimostrare le virtù di quella chiarezza che egli raccomandava ai giovani compositori, contro la tendenza allora dominante. La loro cronologia è tuttora incerta. Senz’altro indizio che il titolo, il Quartettino (il diminutivo vuole significare che si tratta di un brano senza pretese) potrebbe essere contemporaneo della Petite Symphonie e della Petite Étude-Scherzo per contrabbasso, e dunque del 1885; della sua prima esecuzione non si sa nulla. La tormentata gravità del do minore iniziale, di cui ritornerà l’eco al termine dell’opera, getta un’ombra su questa partitura che, a partire dall’Allegro moderato, sembra invece liberarsi delle proprie inquietudini. Su un motivo ossessivo che passa da uno strumento all’altro, l’Andante con moto è il movimento in cui la scrittura polifonica offre la massima varietà e densità, in cui le voci interiori sono maggiormente individualizzate. Musica da fate, in cui il modo minore evoca Mendelssohn, lo Scherzo contiene due trii tra loro contrastanti: l’uno scorre su un doppio pedale, nell’altro un curioso effetto di interferenza da parte della viola ricorda il ronzio di un arcolaio. Dopo qualche esitazione, l’Allegro finale ha l’andamento di una tarantella rilevata da leggeri contrappunti. E tuttavia la forma sonata, sveltamente tolta di mezzo, fa inopinatamente capolino con la ripresa dell’introduzione, mentre la conclusione, pur pacificata, in maggiore, continua a essere malinconica.
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data di pubblicazione : 25/09/23
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