Quintette pour vents et piano

Il Quintetto per fiati e pianoforte di André Caplet fa parte delle prime opere del compositore. Scritto nel 1898, portato a termine all’inizio del 1899, venne eseguito parzialmente (il solo primo movimento) il 19 aprile 1899 e nella sua interezza il 30 marzo 1900, anno in cui il musicista ricevette il Premio della SACEM. La storia della partitura è particolare: scomparve e venne riscoperta alla fine degli anni Trenta per essere pubblicata solo sessant’anni dopo, alla fine degli anni Novanta. L’opera risale ai primi anni della maturità di un musicista che ebbe un percorso particolare. Di questo compositore che «non assomigliava a nessuno dei suoi contemporanei» e «rappresentava un’arte sempre all’erta e sempre rinnovata» (Maurice Boucher), il quale ha cercato l’ispirazione nei più diversi soggetti (Edgar Allan Poe, una leggenda egiziana, il misticismo cristiano...) e ha adottato forme inedite (tra cui un settetto per tre voci femminili e quattro strumenti ad arco), il Quintetto esprime la preoccupazione per una linea pura e una concezione armonica di tipo architettonico. Strutturato in quattro movimenti classici, alternando tempi veloci e lenti, incatena tonalità lontane l’una dall’altra: re maggiore, fa diesis minore, la minore e si minore e maggiore per l’ultimo movimento. Nel primo movimento, in forma sonata, si manifesta una gioia semplice e bonaria, in un elegante dialogo tra i fiati e il pianoforte, assai presente. Il secondo movimento, dopo alcuni accordi statici, si sviluppa in una continua melopea dei fiati in cui spunta dolcemente il clarinetto, introducendo una serie di modulazioni verso tonalità lontane prima di ritrovare il fa diesis minore iniziale. Lo scherzo è aereo, tutto emiole e sincopi. Infine, il finale sviluppa una focosa forma rondò-sonata basata sulla permanente agitazione delle semicrome del pianoforte e, nella coda, cita il tema del primo movimento.