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Sonata per pianoforte n. 2 op. 94

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Allegro con moto ma non troppo – Quasi adagio, molto tranquillo – Scherzo-Final : Allegro non troppo

Composta tre anni dopo la Sonate fantastique in do maggiore op. 63(1881), la Sonata n. 2 di Godard è – a differenza del precedente brano –, priva di qualsiasi contenuto programmatico, anche se nell’Allegro iniziale la melodia principale ricorda un po’ il Dies irae della liturgia. Segue poi quel tipo di alternanza mano destra / mano sinistra che ritroviamo nel primo movimento della Sonata «Patetica» di Beethoven e la musica, man mano che si sviluppa, diventa sempre più virtuosistica. Il secondo movimento apporta un po’ di respiro, con una lunga melodia lirica in re bemolle maggiore, dopo la quale il Finale, a 6/8, sembra riunire i gesti lievi e scherzando delle pagine scritte da Mendelssohn per Un sogno di una notte di mezza estate e una coda sfolgorante, degna di una ballata di Chopin. Il genere serio della sonata ispira perlopiù a Godard una scrittura cupa e densa, con accordi pieni e nei registri medio e grave dello strumento. Beethoveniano nello spirito, questo brano è schumannniano nella fattura e nel palpito e illustra il lato non soltanto sconosciuto, ma addirittura insospettato di un autore che si vorrebbe dedito unicamente alla superficialità della musica da salotto. Tuttavia, nel momento in cui le sonate di Dukas o di d’Indy stanno per rivoluzionare il crepuscolo della sonata romantica, quelle di Godard possono legittimamente essere giudicate conservatrici; peraltro, il loro interesse risiede proprio nell’omaggio che rendono al primo romanticismo. Godard dedicò questa sonata a un amico, il pianista belga Auguste Dupont (1827-1890). 

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data di pubblicazione : 25/09/23



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