Sauvons la caisse

Sauvons la caisse è l’ultimo lavoro parigino di Charles Lecocq prima della sua partenza per Bruxelles e dei successi delle Cent Vierges e poi della Fille de Madame Angot. La prima rappresentazione ebbe luogo in occasione dell’inaugurazione di una modesta sala per spettacoli – la Tertulia-Parisienne, un caffè concerto in rue de Rochechouart –, ove fu abbinata alle prodezze pantomimiche di Paul Legrand. Scritta da Jules de La Guette, consueto collaboratore di Lecocq e habitué del “boulevard du crime”,[1] la storia ha inizio a tamburo battente. Segretamente innamorato di Fille de l’air, cavallerizza in un circo ambulante, il giovane domestico Cruchinet le ha sottratto la grancassa da lei utilizzata durante le sue esibizioni. La giovane viene a cercarlo e gli chiede di vedere il suo padrone, il nobile ungherese Tropouridchick. Questi è assente, e il domestico pensa di cogliere l’occasione per sedurre la cavallerizza indossando i panni del padrone. Qualche colpo di frustino dopo, si rende conto che la ragione della visita di Fille de l’air è la vendetta. Composta da un’ouverture e da sei numeri, la musica dell’operetta di Lecocq ricevette scarsa attenzione dalla stampa dell’epoca: “allegra”, “riuscita” o “briosa” sono i rari aggettivi che è possibile racimolare, il che dimostra, sicuramente, che ebbe una buona accoglienza, ma che in sostanza passò inosservata. Nondimeno, l’arte del futuro re del teatro leggero si nota già, benché al servizio dell’armamentario comico tipico del Secondo Impero: giochi di parole, accenti stranieri, equivoci, ingenuità e onomatopee.

[1] Soprannome del parigino Boulevard du Temple, ove nella prima metà dell’Ottocento sorgevano vari teatri popolari specializzati nella messa in scena di drammi che contenevano crimini e atti di violenza di ogni genere. Scomparvero tutti nel 1862, distrutti dalla riorganizzazione urbanistica della capitale realizzata dal Barone Haussmann. [N.d.T]